La fine di un inetto
Destinatari: scuola secondaria di secondo grado
Un inetto è il titolo originario dato da Svevo al suo primo romanzo scritto fra il 1887 e il 1889. Lo mutò poi in Una vita quando nel 1892 lo fece pubblicare a proprie spese presso l’editore Vram di Trieste. La pubblicazione del romanzo passò quasi del tutto inosservata al pubblico e alla critica, se si eccettuano due recensioni su giornali triestini e una di Domenico Oliva sul «Corriere della Sera».
La vicenda, considerata in sé, sembra ricalcare il tema tipicamente naturalistico del piccolo borghese di provincia che tenta di sollevarsi dalla sua condizione sociale e che viene sconfìtto. Alfonso Nitti, un giovane proveniente dalla campagna, dotato di una certa cultura umanistica e di qualche ambizione intellettuale, si è trasferito in città per lavorare come impiegato addetto alla corrispondenza presso la banca Maller. Abita in una stanza d’affitto presso la famiglia Lanucci, che è continuamente alle prese con difficoltà economiche. Alfonso si sente frustrato dallo squallore dei luoghi in cui vive e dalla ripetitività e subalternità del lavoro alla banca.
Viene tolto d’improvviso da questa situazione per un capriccio di Annetta, la figlia del proprietario e direttore della banca signor Maller, la quale ospita nel suo salotto le riunioni settimanali di un circolo letterario. Alfonso vi viene ammesso per la sua fama di uomo colto e per intercessione di Macario, il brillante e disinvolto cugino di Annetta. Questa sceglie, come collaboratore nella composizione di un romanzo, proprio l’impacciato e umile Alfonso.
L’impiegato, quasi non credendo all’occasione che gli si offre, comincia a farle la corte e riesce alla fine a sedurla, con la complicità di Francesca, la governante di Annetta che è anche, in realtà, l’amante del vecchio Maller. Per Alfonso si prospetta la possibilità di un matrimonio vantaggioso. Ma a questo punto, inspiegabilmente, egli rinuncia.
Con il pretesto della cattiva salute della madre, ritorna al villaggio di origine, dove trova la madre davvero malata e moribonda. Quando rientra in città, dopo parecchio tempo, apprende che Annetta si è fidanzata con Macario. Rassegnato, e anzi fiero di aver respinto un amore «nato dalla vanità e dalla cupidigia», Alfonso si ritiene votato allo «stato di rinunzia e quiete» idealizzato nelle sue letture…
Leggi il brano nel pdf allegato e rispondi alle seguenti domande:
1. Nel brano si trovano diversi stili di narrazione: il discorso indiretto libero, il dialogo, l’utilizzo di un documento. Quando vengono usati e che significato hanno?
2. Alfonso cambia più volte idea nel corso del brano sulle cose che deve fare e dire, e ogni volta si costruisce un’immagine ideale di sé: individua i momenti più significativi di questo percorso.
3 In che cosa consiste l’inettitudine di Alfonso?
4. Verso l'ESAME: Elabora un’analisi del testo, che tenga conto di quanto hai letto e di questo altro passo del romanzo, riferito al momento in cui Alfonso
riflette sulla sua “sconfitta” sociale e lavorativa dopo il ritorno in città:
Si trovava, credeva, molto vicino allo stato ideale sognato nelle sue letture, stato di rinunzia e di quiete. Non aveva più neppure l’agitazione che gli dava lo sforzo di dover rifiutare o rinunziare. Non gli veniva più offerto nulla; con la sua ultima rinunzia [quella ad Annetta] egli s’era salvato, per sempre, credeva, da ogni bassezza a cui avrebbe potuto trascinarlo il desiderio di godere. Non desiderava di essere altrimenti. All’infuori dei timori per l’avvenire e del disgusto per l’odio di cui si sapeva l’oggetto, egli era felice, equilibrato come un vecchio».
tratto da Il Materiale e l'Immaginario nuovo, volume azzurro 3A, 2023 Loescher editore